Israele-Iran, il conflitto risale di livello: ora i bersagli sono anche i simboli

Tra reattori colpiti e ospedali evacuati, la guerra sembra aver dimenticato i suoi stessi limiti. Il confine tra attacco e simbolo si fa semp

Missili su Israele
Israele-Iran, il conflitto risale di livello: ora i bersagli sono anche i simboli (AnsaFoto) – ocagiulivamilano.it

Nel giro di poche ore, il conflitto tra Israele e Iran ha cambiato forma. Non più tensioni a distanza, raid controllati o provocazioni a mezza voce. Si parla di missili su città, di ospedali evacuati, di reattori nucleari colpiti. E soprattutto, si parla di un’escalation che non sembra voler cercare tregua.

Le sirene hanno suonato a Tel Aviv, Holon, Ramat Gan. Un’intera area metropolitana è stata svegliata dal suono dei boati. A Nazaret si segnalano anche droni. L’Iran ha lanciato una serie di attacchi balistici che hanno colpito diversi edifici civili.

Uno dei missili ha raggiunto anche il grande ospedale Soroka di Beer Sheva, causando decine di feriti e un’evacuazione d’urgenza per il rischio di sostanze tossiche.

Il governo israeliano ha reagito nel giro di poche ore. Le forze armate hanno colpito il reattore di Arak, struttura simbolo del programma nucleare iraniano. Secondo fonti israeliane, la popolazione locale era stata preavvisata con un messaggio in lingua farsi. Anche questo, però, non ha impedito il panico.

I toni politici si sono immediatamente alzati. Il ministro della Difesa Katz ha accusato l’ayatollah Khamenei di crimini di guerra, mentre il premier Netanyahu ha annunciato che “i tiranni terroristi pagheranno un prezzo alto”. Ma anche da Teheran arrivano accuse e minacce, in una spirale che pare alimentarsi da sola.

La situazione a Gaza e gli appelli (inutili) dell’ONU

Parallelamente, si aggrava anche il fronte di Gaza, dove le operazioni militari israeliane proseguono ormai da mesi. Secondo fonti umanitarie internazionali, nelle ultime 48 ore sono stati colpiti più di venti obiettivi nel nord della Striscia, tra cui edifici residenziali e strutture sanitarie. L’ONU continua a lanciare appelli per un immediato cessate il fuoco, ma finora senza risultati concreti.

Striscione pro Gaza a Napoli
La situazione a Gaza e gli appelli (inutili) dell’ONU (AnsaFoto) – ocagiulivamilano.it

Intanto, secondo il Wall Street Journal, Donald Trump avrebbe approvato un piano d’attacco contro l’Iran, ma avrebbe deciso di posticiparne l’esecuzione per verificare eventuali segnali di distensione da parte di Teheran. Una scelta che tiene ancora aperto uno spiraglio diplomatico, seppur fragile.

L’impressione, però, è che lo scontro abbia superato le classiche dinamiche della deterrenza. I bersagli scelti parlano un linguaggio nuovo, più diretto, più simbolico. E in questo scenario, la distanza tra operazioni militari e impatto sui civili si fa sempre più sottile.

La vera domanda resta sospesa nell’aria: fin dove si spingerà questa volta il confine tra deterrenza e distruzione?

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